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Partenza | Lama di Monchio |
Arrivo | Montefiorino (passando per Costrignano, Susano, Savoniero, Vitriola) |
Totale | 15,6 km |
Dislivello | 380 m in salita, 390 m in discesa |
Tempi | a piedi 7,30 ore in bicicletta 2,30 ore senza soste |
La trifula (Il tartufo) Il tartufo è un fungo che vive sottoterra. Il marchio di tutela "Tartufo Valli Dolo e Dragone" è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Modena in collaborazione con il GAL, la Comunità Montana dell'Appennino Modena Ovest ed i Comuni di Frassinoro, Montefiorino, Palagano e Prignano. Si trovano due tipi di tartufo, quello bianco e quello nero. In cucina le due specie vengono nettamente distinte secondo un principio essenziale: il tartufo nero va consumato in quantità, quello bianco è un aromatizzante, che trasmette ai cibi soprattutto un profumo e va quindi impiegato in dosi minime. I tartufi più pregiati si mangiano crudi, tagliati con il tagliatartufi al momento di servirli direttamente sulla vivanda pronta posta nel piatto. Da oltre 20 anni a Montefiorino in autunno si celebra la Mostra mercato del tartufo modenese https://tartufomodenese.com/
Oratorio di Santa Lucia
L'oratorio di Santa Lucia si trova al centro della frazione sulla via principale.
Piccolissima costruzione in arenaria con copertura a capanna con tegole marsigliesi, recentemente restaurata dai residenti.
Io non credo che possa finire.
Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: “E dei caduti cosa facciamo?, perché sono morti?”
Io non saprei cosa rispondere.
Non adesso almeno.
Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.
Cesare Pavese, La casa in collina
A distanza di 80 anni, forse, possiamo leggere quei giorni, quelli della Repubblica di Montefiorino, diventati mitici nell’immaginario resistenziale, con occhi più distaccati, senza nulla togliere a quella esperienza fondamentale per la nascita della Repubblica Italiana. D’altra parte, dopo vent’anni di regime fascista che della retorica aveva fatto la sua arma più potente per mantenere il consenso e reprimere il dissenso, non era affatto scontato che in poche settimane tutto questo scomparisse come per incanto. Gli uomini e le donne della Resistenza, sia che fossero bersaglio della propaganda e sia che ne fossero conniventi, erano comunque imbevuti di una mentalità che produsse il suoi effetti anche dopo la Liberazione e come vediamo, ce la ritroviamo ancora oggi sotto diverse denominazioni ma con la stessa perversione ideologica, corrosiva delle basi della convivenza civile e solidale. E’ interessante come tutto questo fosse già presente nelle analisi di Gorrieri nel 1966, tanto che il suo libro può essere visto come un grande esercizio di antiretorica.
Da Lama di Monchio, si prosegue per via Panoramica di Lama di Monchio fino a ritornare sulla provinciale e da qui si prosegue passando da Ca’ di Barbati fino a raggiungere Costrignano, il secondo paese colpito dalla rappresaglia del 1943.
In via Ca’ d’Orazio vicino alla Chiesa, troviamo un monumento risalente al 1954 in pietra con lapida inscritta:
"Costrignano nel x° anniversario della Strage del 18 marzo 1944 ai suoi caduti nella guerra 1940-1945".
Tornando sulla Provinciale, via Panoramica di Costrignano, troviamo il complesso monumentale inaugurato il 23 giugno 1965 posto all’interno del Parco dedicato ai caduti, nelle targhe insieme ai nomi della formazione partigiana Costrignano sono incise le seguenti parole:
A perenne ricordo del paese martire a gloria dei caduti civili e partigiani nel ventennale della Resistenza la Brigata Costrignano qui pose.
Camminati Giovanni Mario di anni 43 trucidato dai nazifascisti a Vignola il 12/2/1945’.
Prodeguendo sulla Provinciale arriviamo alla Buca di Susano che si trova a monte sulla sinistra. Il sito fa memoria della località Ca’ Marastoni dove furono trucidati anche i bambini e dove una targa recita:
‘Il 18 marzo 1944, qui in una povera casa a due piani, con grossi muri di pietra grezza e il tetto di grigie lastre di ardesia i tedeschi soppressero sei persone, Delia Albicini in Marastoni, con i suoi figlioletti di otto e dieci anni, un orfanello di circa tre anni e due anziani coniugi. Non risparmiarono nessuno; più tardi di trovarono soltanto dei cadaveri sfigurati dalle pallottole e bruciati dalle fiamme’. Nel 2019 il borgo distrutto, dopo un attento restauro, è stato recuperato ed il 16 marzo, nella ricorrenza del 75° della Strage, è stato inaugurato il Memoriale della Buca di Susano denominato ‘Finalmente una luce si è accesa’, alla presenza dei Sindaci, del Prefetto e di una rappresentanza dell’Ambasciata tedesca in Italia che ha contribuito alla realizzazione dell’opera
Proseguendo raggiungiamo Susano dove troviamo un’opera monumentale arricchita da un bassorilievo in bronzo, sulla lapide sono incise le parole:
‘Il Comune di Palagano nel XXX° della Liberazione ricorda i martiri del barbaro eccidio nazifascista di Susano’.
Proseguendo sulla Provinciale SP 24, in prossimità del Cimitero giriamo a destra su Strada Provinciale 28 verso Savoniero in ripida discesa. Prima incontriamo il Parco dedicato a Don Sante Bartolai e poi la Chiesa di Savoniero.
Nello stillicidio di azioni e controreazioni precedenti la strage, ricordiamo fra i tanti, l’episodio del 9 marzo 1944 che portò alla deportazione in un campo di concentramento in Germania di don Sante Bartolai (nato in USA Illinois da emigrati di S.Anna Pelago e poi rientrato in Italia), parroco di Palagano, oggetto di mandato di cattura perché accusato di organizzare le bande dei ribelli.
Durante lo scontro che doveva portare al suo arresto, don Sante accompagnò personalmente due ragazzi feriti a Montefiorino, consegnandosi di fatto al presidio fascista e da qui venne incarcerato a Bologna e poi deportato a Mauthausen, da cui scampo’, liberato dagli americani il 5 maggio 1945 e fu poi ordinato parroco di Savoniero fino alla morte nel 1979.
Nella tarda primavera del 1944, Gorrieri parla di ‘esplosione della Resistenza’ e stima in non meno di quattromila i giovani renitenti alla leva che si riversarono sull’Appennino.
Le chiamate dell’esercito fascista non fanno più paura, la RSI (Repubblica Sociale Italiana) si mostra inconsistente e la ferocia nazista non fa altro che aumentare lo spirito reattivo della popolazione.
Il 17 giugno 1944 cade anche il presidio fascista di Montefiorino e i partigiani si trovano padroni di una vasta area dell’Appennino a ridosso del fronte e della Linea Gotica, posta fra le due principali arterie transappenniniche, vitali sia per i tedeschi che per gli alleati: la statale 12 la via Giardini a est e la statale del Cerreto ad ovest, in mezzo la statale del passo delle Radici.
Quella di Montefiorino è la prima zona libera del nord Italia, per il resto ancora sotto il controllo dei nazisti, definita poi Repubblica.
Scendiamo ancora fino al torrente Dragone, attraversiamo il ponte e risaliamo sull’altro versante subito a destra per 300 m fino a che non incontriamo sulla nostra sinistra la segnaletica CAI sentiero 584 che sale su sentiero per Montefiorino.
Salendo per il sentiero si arriva ad un gruppo di case, Ca' Tonelli si imbocca una stradina asfaltata, via Girovaieda Regge, sempre in salita fino a che non si trova, sulla sinistra, un cartello con segnali BLU: seguire su sentiero l’indicazione per Montefiorino (ore 1,40), che si trasforma in asfalto fino a Ca' Bellucci. Da qui tenere la destra, prima su sterrato poi asfalto fino ad arrivare a Case de Bongi e da qui sbucare sulla provinciale.
Non fu però l’azione militare dei partigiani che segnò la seppur breve vita della zona libera, ma la propensione delle popolazioni a sperimentare nuove forme di partecipazione democratica, come reazione a vent’anni di autoritarismo.
Il primo fu, il 10 giugno, Toano, uno dei comuni della zona libera, dove viene nominato un ‘Comitato comunale’ composto da rappresentanti delle frazioni col compito, fra l’altro, di gestire le assegnazioni e il prezzo del grano.
Dopo un affollatissimo comizio in piazza a
Montefiorino di Davide, Osvaldo Poppi, il commissario comunista; il 21 giugno viene nominato Sindaco per acclamazione Teofila Fontana. Sempre a Montefiorino, i parroci, spiegano, durante le celebrazioni, che ogni borgata deve nominare un proprio rappresentante che si sarebbe presentato entro le ore 10 di lunedì 26 giugno per formare il nuovo ‘consiglio comunale’. Certamente non furono rispettate tutte le formalità, ma queste elezioni furono espressione di principi autenticamente democratici e non mera sostituzione dei podestà.
Queste nuove amministrazioni operano con la legittimazione popolare ed affrontano tutti i problemi che assillavano le popolazioni: dagli approvvigionamenti, ai prezzi degli alimentari e del bestiame, dalla tassazione alla assistenza alle famiglie povere.
Va sottolineato infine che le ‘giunte’ dei comuni della Repubblica di Montefiorino, rimasero attive anche durante i rastrellamenti che seguirono, fino alla Liberazione.
Proseguendo a sinistra sulla strada Provinciale, al primo bivio troviamo nuovamente le indicazioni segnate in BLU, si sale a destra su ripida strada asfaltata che arriva alla Chiesa di Vitriola, la si oltrepassa passando davanti alla Casa della Carità.
( Le Case della Carità sono centri di accoglienza promossi da don Mario Prandi, prete partigiano che durante la guerra offrì diverse strutture nella zona di Montefiorino, a Frassinoro e Fontanaluccia come 'ospedali partigiani’).
Da Vitriola saliamo ancora sulla provinciale ei arriviano sulla SS486, la statale delle Radici.
Se gli alleati guardavano quasi con sufficienza il ‘Corpo d’Armata' di
Montefiorino, i tedeschi non potevano più permettersi di avere una zona franca
che non controllavano a ridosso del fronte. Dapprima tentarono di penetrare
nella zona libera per saggiare la ‘tenuta’ dei partigiani.
Prima il 28 giugno a
Piandeilagotti, ancora a Piandeilagotti il 5 luglio e al Passo delle Cento Croci il
22 luglio.
I partigiani respinsero le offensive tedesche, ma il 5 luglio rimasero prigionieri
dei nazisti don Elio Monari, il cappellano dei partigiani, e il capitano Feliciani.
Portati entrambi a Pievepelago di loro non si seppe più nulla.
Successivamente si riuscì a ricostruire la vicenda di don Monari, che fu portato
a Firenze, nella famigerata Villa Triste, dove i membri della altrettanto
famigerata Banda Carità lo sottoposero ad indicibili torture, maltrattamenti ed
umiliazioni, per poi impiccarlo il 16 luglio 1944.
Ben più preparati militarmente, i tedeschi avevano capito come far capitolare
la zona libera. E così avvenne la battaglia di Montefiorino.
In questa ultima tappa ci troviamo più o meno al centro della zona libera.
I
tedeschi attaccarono da quattro direttrici: da sud, a ridosso della Linea Gotica
e con gli Alleati già vicini a Firenze, da Pievepelago attaccarono Piandeilagotti;
da ovest da Castelnuovo Monti attaccarono Ligonchio e Villa Minozzo; da est
dalla via Giardini da Serramazzoni verso Gombola e da nord da Sassuolo
lungo le due rive del Secchia: da Castellarano, Roteglia e Saltino e sull’altro
lato dal Pescale, Castelvecchio e Prignano.
I combattimenti durarono tre giorni da domenica 30 luglio a martedì 1 agosto
martedì.
Le formazioni partigiane dovettero ripiegare verso est oltre la via
Giardini e abbandonare la zona libera e Montefiorino.
Rimane tristissima la nota del diario di suor Imelde che da Palagano vede
Montefiorino in fiamme.
Seguono mesi terribili per le popolazioni e per i partigiani, segnati da uno
stillicidio di continui rastrellamenti
Girando a sinistra dopo un centinaio di metri sulla nostra destra un sentiero segnato sale in ripidissima pendenza e ci porta fin sotto la Rocca. Si passa accanto ad una edicola dedicata a S.Lucia e si segue via delle Spie, una via asfaltata ripidissima che sale fra le case fino ad arrivare nella piazza di Montefiorino, da cui saliamo ancora verso la Rocca che è la meta del nostro percorso.
In questo difficile contesto le formazioni partigiane si riorganizzano.
Due furono gli appuntamenti in cui venne deciso il nuovo assetto: il convegno di Civago e gli accordi di Gova, due località dell'alto Appennino Reggiano.
Furono ridefiniti gli aspetti che nei mesi precedenti avevano messo in crisi il movimento partigiano, dagli approvvigionamenti al reclutamento.
Venne così costituito un CLNM della montagna, un tribunale partigiani ed una polizia, gli arruolamenti vennero gestiti in base a regole condivise.
Il processo non fu affatto lineare, tanto che, ad un certo punto, i democratici cristiani rivendicando la loro autonomia costituirono la Brigata Italia che operò nella zona sud fra Emilia e Toscana, in Garfagnana, mentre le altre brigate, Barbolini, Allegretti, Dolo, Dragone, Costrignano, Santa Giulia continuano ad operare nelle zone di quella che era la zona libera.
Siamo alla fine della guerra, gli Alleati arrivano da est a Bologna, i tedeschi e i repubblichini sono in fuga precipitosa e gli scontri si sono spostati in pianura.
La sera del 23 aprile su tutta la provincia di Modena sventola il tricolore e le popolazioni esultanti festeggiavano i partigiani e gli alleati.
Il Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza Italiana
La Rocca di Montefiorino ospita il Museo della Repubblica di Montefiorino e della Resistenza Italiana, dedicato alla storia della prima repubblica partigiana costituita in Italia durante l’occupazione nazista ma offre ampi spazi alla storia della Resistenza e alle vicende delle altre zone libere conquistate dai partigiani nel Nord del nostro paese.
Il nuovo allestimento si inserisce perfettamente nella struttura originaria con risultati di grande effetto. Il percorso si sviluppa in sei sale: la prima sulla nascita della Resistenza, nella seconda il visitatore scopre le altre zone libere nei territori del Nord Italia con le loro forme di autogoverno; nella terza troviamo le azioni dei partigiani modenesi e reggiani fino alla riorganizzazione delle brigate all’indomani dei rastrellamenti dell’estate del ’44; la quarta sala è dedicata alla divisione Modena.
Le due ultime due sale sono dedicate alla Repubblica di Montefiorino in tutti i suoi aspetti.
Il museo ogni anno, di solito entro metà settembre, ospita la Lettura estiva della Fondazione Ermanno Gorrieri a cui sono invitati esperti e testimoni di grande levatura cui sono affidati tematiche ed argomenti inerenti i vari aspetti della lotta di liberazione e argomenti di carattere sociale come quello delle diseguaglianze tanto caro ad Ermanno Gorrieri.
Oltre alla Rocca ed alla Chiesa Parrocchiale, la zona di Montefiorino è ricca di luoghi da visitare.
Poco distante a Rubbiano abbiamo la Pieve Romanica di Santa Maria Assunta e a Vitriola la Chiesa Romanica di S.Andrea Apostolo.
Non molto distante sulla statale verso il Passo delle Radici troviamo il Parco degli Ofioliti, affioramenti delle rocce di origine vulcanica, considerate le più antiche dell’Appennino
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