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Partenza | Magreta parco dedicato alla Brigata Italia via Darwin |
Arrivo | Castellarano Torre dell’Orologio |
Totale | 18,1 km (senza le deviazioni proposte) |
Dislivello | 150 m in salita e 60 metri in discesa |
Tempi | 3,45 ore a piedi 2, 00 ore in bicicletta (senza deviazioni) calcolo senza soste |
Al tusaun (il tosone) Al tusaun occupa un posto speciale nel cuore di molti “ex-bambini” di Reggio Emilia e Modena. Associato al Parmigiano Reggiano, si otteneva dalla “tosatura”, cioè rifilatura con apposito coltello per fare entrare la forma nelle apposite fasciere, il tosone era una striscia lunga e sottile di formaggio che veniva regalato nei caseifici, soprattutto ai bambini. Oggi le tecniche di produzione non prevedono uno “scarto” del Parmigiano, il tosone è disponibile, sempre bianco e non salato, in piccoli tranci. Si degusta impanato e fritto oppure avvolto in fettine di pancetta e fatto fondere sulla griglia… una vera bontà (e non solo per bambini)!
Prima di iniziare, magari il giorno prima, seguire il percorso ‘Due passi per Magreta’, progetto del Comune di Formigine, ‘Sport in compagnia’, che inizia dalle Scuole Elementari (di fronte al nostro punto di partenza) e passa per le case coloniche, le stalle e i caseifici ora dismessi fino a raggiungere l’Oasi del Colombarone, sito ambientale di interesse comunitario (SIC).
Nella prima tappa incontriamo modi diversi di aderire alla Resistenza, concentrate in uno spazio geografico abbastanza ristretto, fra persone che se proprio non si conoscevano, probabilmente sapevano le une delle altre. Nel 1943 i più anziani forse si ricordavano ancora le violenze fasciste.
Se lo ricordavano sicuramente gli esponenti dei partiti messi fuori legge a rischio di arresto o invio al confino o peggio. A Magreta il 7-8 settembre 1922 (non a caso in occasione della Sagra paesana e prima della marcia su Roma 27.10.22 e del conseguente colpo di Stato), poco dopo la mezzanotte due squadre di fascisti devastarono la locale cooperativa di consumo. La Gazzetta dell’Emilia scrive anche di spari e lancio di bombe durante la fuga. Quelli che saranno i protagonisti della Resistenza, nel 1922 o non erano ancora nati o avevano 1 o 2 anni e quindi arrivano all’appuntamento con la Storia completamente plasmati dall’ideologia fascista. La Resistenza, come lo era stato il fascismo, fu un fenomeno principalmente giovanile. Giovani che nelle tenebre della dittatura e nella tempesta della guerra, hanno il coraggio di dire NO. No all’arruolamento, no alla Repubblica di Salò, no all’occupazione tedesca, no alla guerra. Giovani, nel caso dei magretesi, sensibili a dei ‘buoni maestri’ come il prof.Giuseppe Dossetti o don Elio Monari assistente dell’Azione Cattolica.
Sentivo che avevo ricostruito l’atmosfera di una caserma; mi venne una fitta di vergogna. Questa non è la guerra per bande, mi dicevo; questa è come una nuova naia e per di più naia malfatta.
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“Scommetto che avete fatto gli atti di valore”.
“Macchè atti di valore. Non eravamo mica buoni, a fare la guerra”
Luigi Meneghello “I piccoli maestri”, 1964, Feltrinell
Attraversiamo un territorio completamente diverso da come si presentava nel periodo 43-45. A parte i danneggiamenti (ad es. il ponte sul torrente Fossa fatto saltare dai tedeschi in ritirata all’inizio del '45), le strade non erano asfaltate e la maggior parte degli spostamenti avveniva a piedi o al massimo in bicicletta.
Dal parco dedicato alla Brigata Italia seguiamo un percorso che tocca le abitazioni di famiglie i cui membri, o alcuni di essi, aderirono alla Resistenza ed alla Brigata Italia.
Proseguiamo su Via Bassa fino a via Ca Bonecati e risaliamo verso Magreta da via Marzaglia, passiamo accanto alla Casa Bucciarelli, Busani e Venturelli ed arriviamo alla rotonda che incrocia via don Franchini.
Andando a sinistra possiamo fare una prima deviazione fino a incrociare via don Orione e fare un visita al Centro Civico intitolato ad Emilio Beltrami.
Ritornando su via don Franchini a sinistra (ovest), visitiamo la Chiesa parrocchiale dedicata alla Natività di Maria, recentemente restaurata ed oggetto di uno studio archeologico che ne ha rivelato l'origine e le trasformazione nei secoli. (v. a cura di Simone e Francesco Moretti ‘Di un territorio antichissimo - la Chiesa della Natività di Maria in Magreta 1823 -2023’).
Nella piazza adiacente alla Chiesa il Monumento ai Caduti, mentre nell’altra Piazza intitolata a J.F.Kennedy, il Monumento moderno.
E’ in questo contesto che 80 anni fa entrano in scena i nostri protagonisti. L'8 settembre a Magreta è festa: c'è la sagra. Nel 1943 coincide con l'annuncio dell'armistizio e tutti si aspettano la fine della guerra. Parroco una figura carismatica, ‘al pretaun’, Mons. Arminio Tassi che reggeva la parrocchia dal 1919 (e l’ha retta fino al 1963). Qui nasce il nucleo della futura Brigata Italia. Sono giovani, amici, hanno come riferimento Ermanno Gorrieri, in quei giorni alpino in licenza. Insieme a lui Alfredo Cavazzuti, Alfonso Bucciarelli, Tonino Bucciarelli, Luciano Busani, Pierino Cavazzuti, Dino Lugli (+ Pieve di Trebbio marzo 1944). La circostanza è confermata in un opuscoletto autoprodotto dal Alfonso Bucciarelli (Ercole) dal titolo 'Sulle orme del passato' che afferma:
"A Magreta il 9-10 settembre 1943 mi trovai con Ermanno Gorrieri, Luigi Stradi e Alfredo Cavazzuti, tutti ufficiali sottotenenti, per parlare degli accadimenti e dare corso ad una opposizione ai tedeschi e ai fascisti con un primo atto di raccolta delle armi abbandonate dai soldati italiani".
(testo presentato in occasione del ritrovo ALPI del 5 maggio 2012)
E’ un gruppo non particolarmente preparato politicamente, cresciuto in ambiente cattolico tradizionale, nel clima culturale del ventennio fascista. Come dirà lo stesso Gorrieri più che antifascisti, eravamo afascisti, per lo più desiderosi di fare qualcosa per il nostro paese e soprattutto uscire dalla guerra.
Visitata la Chiesa parrocchiale, ritorniamo su via don Franchini verso ovest, attraversiamo il ponte Fossa accanto alla Casa di Cavazzuti, ora diroccata.
Se vogliamo fare una prima deviazione, dopo il ponte a sinistra raggiungiamo il Cimitero, dove sono sepolti diversi dei nostri protagonisti, tutti membri della Brigata Italia, molti dei quali con decorazione al V.M.(valor militare) a cominciare da Ermanno Gorrieri. Le staffette Vittoria Bucciarelli e Nivarda Busani. Nella cappella di famiglia, riposano Franco Busani, caduto l’8 gennaio 1945 in uno scontro coi tedeschi e il fratello Luciano Busani, medico. Poi Dino Lugli (caduto il 12 marzo 1944 a Pieve di Trebbio), Alfonso e Tilde Bucciarelli, Beniamino Venturelli, Alfredo Cavazzuti, Walter Gorrieri ed Emilio Beltrami. Insomma un cimitero partigiano.
Oltrepassato il ponte sul torrente Fossa, ci dirigiamo verso il fiume passando accanto alla Casa Gorrieri e Casa Beltrami e poi imbocchiamo il Percorso Natura Secchia destra Po in direzione sud ed arriviamo dopo pochi chilometri a Sassuolo.
Per il gruppo dei sassolesi, l’8 settembre 1943 fu un appuntamento a lungo aspettato, ma anche temuto.
Il nucleo dei futuri partigiani ruota attorno a Ottavio Tassi, impiegato alla Distilleria Stampa dove durante il ventennio era attiva una cellula comunista.
L’ambiente è fortemente politicizzato, sono abituati a vivere nella illegalità. Insieme ad altri esponenti di partiti antifascisti come l’avv.Stefano Mussini, ex Partito Popolare o il medico Gerolamo Andreoli del Partito d’Azione, sono attivi nell’assistenza ai militari alleati sbandati.
Gente consapevole dei rischi, spostarsi in montagna per loro è una necessità per sottrarsi a rappresaglie, sapendo che sarebbero stati i primi ad essere cercati.
Proseguendo sul Percorso Natura, prima di passare sotto il ponte della via Radici, conosciuto come Ponte della Veggia (costruito fra il 1864 e il 1872 ed anch’esso bombardato nel 1945), possiamo fare una deviazione verso il quartiere di Norma Barbolini, insieme al fratello, altra figura fondamentale della Resistenza sull’Appennino modenese.
Siamo a Borgo Venezia dove la toponomastica è rivelatrice della attenzione alla Resistenza: abbiamo
via Monchio, Parco Norma Barbolini, via Marzabotto
ecc. fino ad una via Gorrieri. Da Borgo Venezia ritorniamo sul Percorso Natura e dopo un paio di chilometri sulla sinistra seguire le indicazioni per il
Parco Ducale dove possiamo fare una seconda deviazione.
Raggiunto il Parco, dal viale che lo attraversa da sud a nord, entriamo nel cortile del Palazzo Ducale dove troviamo all’ingresso la lapide dedicata al generale Ugo Ferrero.
Il Palazzo Ducale, residenza estiva degli Estensi, merita una visita e quindi nel programmare il vostro trekking suggeriamo di mettere in conto almeno un paio d’ore. (https://gallerie-estensi.beniculturali.it/palazzo-ducale/ )
La prima conseguenza dell’armistizio, fu lo sgretolamento del nostro esercito, lasciato letteralmente allo sbando, mentre il Re e il ‘nuovo’ capo del Governo, Maresciallo Badoglio, si rifugiano a Brindisi, sotto la protezione degli Alleati.
Il generale Ugo Ferrero, comandante di un corso dell'Accademia militare di Modena dislocato nel Palazzo Ducale di Sassuolo, la mattina del 9 settembre 1943, alla testa di pochi soldati e ufficiali, si oppone e soccombe a un battaglione corazzato tedesco che vuole occupare il Distaccamento dell'Accademia Militare. Deportato nel campo di concentramento per ufficiali di Schocken, in Polonia, fu giustiziato durante una delle "marce della morte", gravemente malato e denutrito, nel gennaio del 1945.
Il tenente Ugo Stanzione, partecipa, agli ordini del generale Ferrero, alla Difesa del Palazzo Ducale, riesce insieme a pochi altri militari a fuggire e lo ritroviamo vice comandante della formazione partigiana sassolese guidata da Giovanni Rossi, insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il soldato Ermes Malavasi, invece, anch’egli agli ordini del generale Ferrero, muore durante la difesa del Palazzo Ducale il 9 settembre 1943.
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Usciti dal Palazzo Ducale, altra deviazione per una breve visita del centro di Sassuolo.
Percorrendo via Rocca, passiamo per piazza Martiri della Libertà, altro luogo dedicato alla Resistenza, dove si affaccia il Duomo di San Giorgio, giriamo verso via Clelia ed alla nostra sinistra troviamo un voltone e passando sotto ci troviamo nella magnifica piazza Garibaldi o piazza Piccola per i sassolesi. Ritorniamo in Piazza Martiri della Libertà, nel suo lato sud attraversiamo Piazzale Roverella, seguiamo via Racchetta e ci ritroviamo nel Parco Ducale che attraversiamo in senso contrario per ritornare sulla ciclabile del Secchia, giriamo a destra per meno di un chilometro e troveremo il ponte ciclo-pedonale sospeso sul Secchia, lo attraversiamo e ci troveremo sull’altra riva del fiume.
La neocostituita RSI (Repubblica Sociale Italiana) con a capo Benito Mussolini, destituito il 25 luglio 1943 dal Gran Consiglio, prima arrestato su ordine del Re e ‘liberato’ poi da tedeschi, aveva come principale obiettivo quello di costituire un proprio esercito e quindi nella parte occupata dai tedeschi, ossia il nord Italia, fin dai primi mesi il Ministro della Guerra, quel generale Graziani che si distinse per efferatezza prima in Libia e poi in Etiopia, promulgò diverse chiamate al reclutamento nell’esercito fascista. Provvedimenti che non sortirono gli effetti sperati tanto che proprio a Magreta, il 5 gennaio 1944 si verifica un primo rastrellamento a causa della scarsa adesione alla chiamata alla leva: pare che si presentarono solo 6 ragazzi su 300 chiamati. Fu una vera e propria disobbedienza civile alla leva obbligatoria e se consideriamo le conseguenze sia sui diretti interessati che sulle loro famiglie, ossia ritorsione fino alla pena di morte, possiamo immaginare che non fosse una scelta facile. Nonostante ciò le formazioni partigiane si formarono anche per effetto del rifiuto dell’esercito fascista e la montagna diventò una scelta quasi obbligata, per evitare il reclutamento.
Proseguendo sulla Ciclabile del Secchia sulla riva sinistra del fiume andiamo verso sud fino a che non troviamo alla nostra sinistra lo sbarramento noto come ‘Traversa di Castellarano’. Superata la traversa a destra troviamo il sottopassaggio della via Radici, che ci permette di raggiungere in sicurezza da via Parrocchia di Campiano il centro di Castellarano.
Raggiunto Castellarano, potremo visitare il centro della cittadina, la parte storica con la Rocchetta e il Castello, anche in questo caso meritano una visita. Castellarano rimane uno dei luoghi più importanti da cui è partita la Resistenza nell’Appennino Modenese, ma che ha anche pagato duramente le conseguenze dei rastrellamenti. Due lapidi poste sulla facciata del Municipio ricordano la Resistenza e una monumento alla Resistenza si trova lungo la via principale. Nei pressi di Castellarano, in località San Valentino nel 1997 lungo i calanchi del torrente Rio Rocca, sono stati rinvenuti i resti di una balena preistorica, segno che ci siamo ‘immersi’ in un mare di circa 3,5 milioni di anni fa.
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