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Partenza | Castellarano dalla Torre dell’orologio |
Arrivo | Saltino piazzetta del Monumento della Pace |
Totale | 16,3 km |
Dislivello | 240 in salita |
Tempi | a piedi 8,00 ore in bicicletta 3,00 ore senza soste Nella guida del percorso proponiamo una deviazione nei pressi della Volta. |
Eccellenze
Al most cot.
L’uva pigiata, il mosto, fermentando, trasforma gli zuccheri in alcool e abbiamo il vino. Se viene cotto, abbiamo il ‘mosto cotto’, l’ingrediente di base dell’Aceto Balsamico, che si ottiene con uva di Trebbiano (bianca e dolce) e di Lambrusco (rossa). La cottura lenta e prolungata, a una temperatura appena sotto l’ebollizione, fa venire a galla le impurità, tolte “schiumando” il mosto con ramine o colini. Il mosto cotto è pronto quando il liquido si è ristretto di circa la metà.
Dopo di chè viene messo nelle apposite botticelle di legno (ciliegio, castagno, rovere ..) in una sequenza da una più grande ad una più piccola (si chiama batteria e comprende dalle 5 alle 7 botticelle) per l’invecchiamento.
Mentre siamo sul letto del fiume, notiamo nei campi, fin sulle colline, i filari di vite. Non si tratta solo di vino, siamo infatti nella zona dell’Aceto Balsamico, la specialità modenese creata con un antichissimo procedimento oggi regolato da un disciplinare che ne fa una eccellenza gastronomica. Ma da dove si parte?
“Ci sono strade che solo lui conosce e che gli altri ragazzi si struggerebbero di sapere: un posto, c’è, dove fanno il nido i ragni, e solo Pin lo sa ed è l’unico in tutta la vallata, forse in tutta la regione: mai nessun ragazzo ha saputo di ragni che facciano il nido, tranne Pin”
"Il sentiero dei nidi di ragno".
Italo Calvino
In questa seconda tappa il fiume diventa il protagonista e seguendolo ripercorriamo alcuni avvenimenti della Resistenza fra Magreta e Saltino.
Nella suddivisione territoriale dei partigiani, la pedemontana, ossia Sassuolo, Formigine, Fiorano e Maranello, compreso il fiume Secchia, rientra nella VI zona.
Per i gruppi democristiani, il responsabile è Ercole, Alfonso Bucciarelli, magretese.
Il fiume non era la via principale dei partigiani fra pianura e montagna. Le staffette del gruppo magretese, due giovani ragazze, Nivarda Tosatti e Vittoria Bucciarelli, dovevano scegliere percorsi diversi per portare messaggi, documenti o per guidare spedizioni di partigiani o di materiali.
Da San Michele dei Mucchietti passava la diramazione sassolese dell’antica via Vandelli, il primo collegamento stradale fra Modena e Massa, dalla pianura padana al mare, che dal Palazzo Ducale di Sassuolo si inerpicava fino a Varana, da qui a arrivava a Serramazzoni e prima di Pavullo si congiungeva con il percorso principale proveniente da Modena.
Il collegamento fra pianura e montagna, specialmente da Magreta, probabilmente passava anche da questa via piuttosto che dal greto del fiume sicuramente meno sicuro. Inoltre da Magreta si raggiungeva Nirano, lungo il torrente Fossa e da qui si saliva verso MonteBaranzone, Campodolio-Varana, Passo di San Pellegrino e si scendeva nella valle del Rossenna per risalire verso Palagano o Polinago. Oppure da Sassuolo si saliva da Valle Urbana, Montegibbio e poi facendo la via di cui sopra.
Da Castellarano si ritorna sulla pista ciclo-pedonale del Secchia all’altezza della traversa di Castellarano che più a sud forma un lago artificiale che funge sia da contenimento in caso di piena che da riserva d’acqua, opere risalenti al 1979-1985.
Chi non conosceva vie alternative, come le staffette, era costretto a seguire il letto del fiume. Fra questi i militari sbandati degli eserciti alleati che si ritrovavano nella parte dell’Italia controllata dai tedeschi.
Dopo l’armistizio questo fenomeno si intensificò tanto che gli occupanti emisero provvedimenti draconiani contro chi dava un aiuto ai soldati americani o inglesi.
Il 24 settembre sappiamo di prigionieri alleati aiutati nella fuga dal campo di concentramento di Fossoli: la via per passare il fronte prossimo alla Linea Gotica sul crinale appenninico, non poteva che passare dal Secchia.
Una ricostruzione puntuale è impossibile, ma dalle testimonianze e dai documenti, emerge il coinvolgimento di centinaia di famiglie in tutta la provincia che nascondono o aiutano soldati alleati in fuga. L’azione umanitaria diventa una forma di resistenza al fascismo ed agli occupanti, viene coordinata da comitati clandestini collegati a partiti antifascisti o dai parroci che aprono ai fuggitivi le canoniche delle chiese che si incontrano lungo il percorso. Uno dei più attivi fu don Elio Monari che sfruttando la propria rete di conoscenze favorì la fuga di militari alleati, renitenti alla leva ed ebrei.
Dalla traversa di Castellarano, noteremo a valle delle formazioni geologiche sul letto del fiume, risalenti a 50-70 milioni di anni fa. Questa particolarità della Valle del Secchia è stata riconosciuta recentemente. Il 19 settembre 2023 i Gessi Triassici della Valle del Secchia (di oltre 200 milioni di anni) e quelli messiniani (di circa 5 milioni di anni) della collina reggiana, insieme ai Gessi di Zola Predosa, ai Gessi Bolognesi, alla Vena del Gesso Romagnola, alle Evaporiti di San Leo e ai Gessi della Romagna Orientale sono stati dichiarati Patrimonio Unesco dell’Umanità.
Il 14 giugno 1944 sul fiume all’altezza di Magreta, una pattuglia dell’esercito fascista viene attaccata dai partigiani: i sette militi vengono disarmati e lasciati liberi. Un mese dopo, il 15 luglio, il capitano della GNR (guardia nazionale repubblicana) di Reggio E. Giuseppe Santini mentre attraversa il fiume su un autocarro, viene catturato dopo Sassuolo all’altezza di Magreta, portato a Montefiorino e consegnato al Comando generale. Questi due episodi dimostrano che in quelle settimane, nella zona che sarà poi chiamata Repubblica di Montefiorino, i partigiani sono padroni del territorio
Proseguiamo sulla riva sinistra direzione sud, sulla pista recentemente rinnovata, costeggiando l’alveo del fiume, in piano, parallela alla statale delle Radici.. Ad un certo punto la pista sale improvvisamente con alcuni ripidi tornanti fino a raggiungere la sommità a fianco della statale, con una vista favolosa della stretta del Pescale sulla riva opposta. Fermiamoci un attimo. In questo punto il fiume si restringe improvvisamente perchè incontra uno sbarramento naturale di roccia calcarea, formatosi circa 20 milioni di anni fa in un ambiente simile alle barriere coralline. Sulla sommità del Pescale, sul lato opposto, si è formata una terrazza fluviale, dove sono stati trovati reperti umani risalenti al Neolitico.
(Uscendo sul versante modenese della Traversa di Castellarano, in corrispondenza di San Michele dei Mucchietti, possiamo raggiungere in un chilometro e mezzo la sommità della rupe del Pescale.)
La reazione non si fa attendere ed alla fine di luglio la zona libera viene
attaccata da quattro lati dall’esercito tedesco: è la Battaglia di Montefiorino.
Nel tratto di fiume che stiamo attraversando, i tedeschi lanciano due attacchi
uno sul lato destro del Secchia da Sassuolo verso Prignano e l’altro sul lato
sinistra da Roteglia a Saltino, fra il 30 e 31 luglio 1944.
L’impatto è fortissimo, i
mezzi della Wermacht sono superiori e il battaglione di Claudio (Ermanno
Gorrieri) che opera fra il Pescale e il Rossenna sul versante modenese, non
può far altro che rallentare la progressione dei tedeschi.
Mentre saliamo i ripidi tornanti, noteremo delle strutture arrugginite: pare siano delle attrezzature a servizio dei bagnanti che nel secondo dopoguerra frequentavano in estate questo tratto di fiume, facendo il bagno nella stretta del Pescale.
Come siamo saliti, altrettanto ripidamente la pista scende, passando dietro agli stabilimenti industriali (non dimentichiamo che siamo nella Ceramicland, il distretto ceramico di Modena e Reggio).
La pista ciclo-pedonale prosegue, attenzione a due attraversamenti di fossi, in bicicletta scendere e passare a piedi.
Siamo sempre paralleli alla statale se vogliamo fermarci per uno spuntino sono diverse le possibilità di deviare e ritornare sulla ciclo-pedonale in pochi minuti.
Arriviamo così all’altezza della rotonda del Muraglione e qui la pista ciclo-pedonale finisce, si risale verso destra, superata una sbarra siamo sulla statale delle Radici.
Nel gennaio 1945, in un inverno particolarmente rigido quando i partigiani devono sottoporsi a sfiancanti trasferimenti su terreni scoscesi, troviamo un resoconto del gruppo magretese che parla dei luoghi che attraversiamo:
‘E’ passata da tempo la mezzanotte quando scendiamo sulla via delle Radici, ai Muraglioni di Roteglia. Siamo sfiniti per la lunga marcia nella neve. Ora abbiamo davanti il problema più difficile: il passaggio del Secchia per portarci sulla sponda modenese, fra Prignano e Sassuolo. Ma non immaginiamo quanto sarà difficile e drammatico il guado del fiume.
Su un carro trainato da un paio di buoi che abbiamo prelevato in una stalla, prendono posto alcuni di noi con le armi e gli zaini.
Ma appena messo piede in acqua, le due bestie si rifiutano di procedere nonostante le bastonate. Allora Viero scende in acqua davanti ai buoi, riesce alla meglio a tirarseli dietro. Intanto noi facciamo catena con le braccia e ci inoltriamo nell’acqua gelida e impetuosa.’
E il racconto continua fino a che i partigiani raggiungono un gruppo di case.
Siccome la relazione parla di una risalita faticosissima, è ipotizzabile che siamo a sud del Pescale dove la riva destra del fiume è ancora molto ripida.
Finita la ciclabile, cominciano i problemi, per fortuna l’unico su tutto il percorso. Dalla rotonda del Muraglione, possiamo risalire sulla statale (facendo massima attenzione essendo una strada piuttosto trafficata) del Passo delle Radici e proseguire verso sud fino alla deviazione a destra verso Lugo e Casa Poggioli (dicembre 2023, la galleria del viadotto che arriva a Cerredolo, è chiusa nelle due direzioni) dove dall’omonimo ponte sul fiume Secchia, poi si risaliamo a Saltino. Per chi vuole tentare un po’ di avventura, ma meno rischiosa per il traffico, può proseguire sul greto del fiume su piste non segnate fino al ponte di Casa Poggioli. Questa alternativa è resa più difficile da un evento verificatosi nel maggio 2023, in concomitanza dell’alluvione della Romagna, per una grande frana scesa fino alla statale. Questo ha comportato lo spostamento di migliaia di metri di cubi di terra. Dalla rotonda del Muraglione dopo alcune centinaia di metri sulla statale, a sinistra troviamo l’ingresso del cantiere della frana, scendiamo seguendo la pista battuta verso sud, passiamo sotto il paese di Lugo, fin sotto il ponte di Casa Poggioli. Risaliamo da un parchetto e siamo all’imbocco del ponte, lo attraversiamo e risaliamo a Saltino attraverso la Provinciale fino alla piazzetta del Monumento ai Caduti e a Mario Allegretti, inaugurato il 20 aprile 2006 nel 60° della Liberazione.
Collegata a Saltino, troviamo un’altra testimonianza trovata fra le carte di Vittoria Bucciarelli, grazie ai figli.
Vittoria racconta che intorno a Natale 1944, lei e Nivarda Tosatti, (Vittoria e Nivarda sono le staffette della Brigata Italia), sapendo delle difficili condizioni dei partigiani, da Magreta in bicicletta, probabilmente seguendo la Radici, arrivano fino a Saltino dove hanno appuntamento con i partigiani scesi dai rifugi in montagna. Scopo della missione, fra l’altro, era portare i tortellini per festeggiare il Natale. Nivarda, molti anni dopo collocò l’episodio verso la fine dell’anno, ma in ogni caso le due testimonianze incrociate dimostrano che è effettivamente avvenuto.
Dalla piazzetta di Saltino, risalendo via Santa Giulia, si passa dal cimitero dove una lapide ricorda:
“Qui 10 aprile 1945 dopo aspra e vittoriosa lotta contro nazifascismi cadde il patriota Gualdi Walter-Afro che immolava la sua fiorente giovinezza per la patria e la libertà del popolo. La famiglia-ANPI e CLN - ARPP - Brigata Bigi”.
Sempre dalla provinciale in centro a Saltino, risalendo via Rivalta, in zona panoramica troviamo il cippo dove il 10 aprile 1945 venne ucciso Mario Allegretti M.O. al V.M. comandante della Brigata Santa Giulia, opera dello scultore modenese Vittorio Magelli che lo collocò in questo luogo nel 1945.
(seguire le coordinate esatte: )
Qui presentiamo una proposta di deviazione che da anziche utilizzare la provinciale, si addentra nel bosco e sicuramente panoramica anche se abbastanza impegnativa. Qui sotto la traccia della sola deviazione.
L’ultimo episodio collegato al fiume, rimanda alla Liberazione e dobbiamo tornare con l’immaginazione da dove siamo partiti: Magreta. Domenica 22 aprile 1945, la zona fra Sassuolo e Formigine, è invasa dalle truppe germaniche in ritirata. E’ soprattutto Magreta a subire i bivacchi dei tedeschi nei campi e nelle case in attesa di attraversare il Secchia di notte. L’aviazione alleata continua a colpire, le strade e il greto del fiume sono diventati un cimitero di mezzi militari di ogni genere. Il 22 aprile Claudio (Ermanno Gorrieri) ed Emilio Beltrami, avvisati da Francesco Busani, offrono ad alcuni ufficiali tedeschi la resa, ma questi rifiutano. Al mattino del lunedì 23 aprile, la colonna degli alleati arriva da Casinalbo, ma una retrovia tedesca mette fuori combattimento tre carriarmati. Il fiume in corrispondenza di Magreta è diventato la linea del fronte e gli scontri continuano per tutta la giornata. Ma ormai è solo questione di ore: il 25 aprile arriverà due giorni dopo.
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